Fulda

Fulda

Nona tappa 2024:
Distretto Abbaziale di Fulda

Fulda

Parola Declinata: Radici

La nona tappa del nostro “viaggio” in alcune tra le più importanti e storicamente rappresentative Abbazie d’Europa ha raggiunto il 9 luglio, in piena estate, la cittadina di Fulda in Germania. Una meta quasi obbligata, in considerazione del fatto che proprio al suo centro, dove oggi si staglia la mole imponente del Duomo, si ergeva l’antica Abbazia fondata a metà dell’VIII secolo da San Sturmio, discepolo di San Bonifacio. Fondamentale per le radici cultural-umanistiche e spirituali del nostro continente al pari del complesso monastico di San Gallo in Svizzera, l’Abbazia di Fulda e il principato abbaziale ad essa collegato vennero dissolti dopo oltre mille anni, agli inizi del 1800.
Il Duomo del Santissimo Salvatore è un edificio barocco che prende a modello la basilica di San Pietro in Vaticano. La sua storia inizia tra il 791 e l’819, quando venne costruita la primitiva basilica dedicata al Salvatore: la più grande mai eretta all’epoca al nord delle Alpi.
Nel 1700, il Principe Abate affidò all’architetto Giovanni Dientzenhofer la ricostruzione dell’antica basilica carolingia, ormai fatiscente, mantenendo però nel nuovo progetto parte delle murature risalenti all’VIII secolo. Dato che l’architetto era appena tornato da Roma, San Pietro divenne la sua fonte d’ispirazione primaria.
Nel Duomo è presente tra l’altro il sacello con il corpo di San Bonifacio, l’”Apostolo dei Germani”, le cui reliquie sono molto venerate a Fulda e si può dire che tutta la città gravita intorno al suo nome. Una possente statua in bronzo del Santo, col crocifisso in mano, è collocata nei pressi del Castello, ed anche nelle luci dei semafori brilla la sua silhouette stilizzata.
Non è un caso che la parola scelta per questa tappa fosse proprio radici.

La giornata è iniziata con la visita all’Hortulus di Walahfrid Strabo (808/809 – 849) ricreato dalle suore benedettine all’interno dell’Abbazia di Santa Maria, un complesso monastico fondato nel 1626 e situato anch’esso nel cuore di Fulda. Guida d’eccezione Suor Christa Weinrich, ingegnere agronoma e autrice di numerose pubblicazioni, ricreatrice dell’Hortulus secondo i dettami di Strabo. Una delle filosofie di base di Suor Christa è che le piante cresciute in prossimità l’una dell’altra si influenzano a vicenda: un presupposto botanico applicato proprio qui a Santa Maria.
Vissuto in epoca carolingia, Strabo si formò nell’Abbazia di Fulda – dove fu allievo di Rabano Mauro – ed è autore del “Liber De Cultura Hortorum”, dove descrive le piante ornamentali, officinali e alimentari coltivate nell’orto monastico, riportando non solo i richiami mitologici derivati dall’antichità classica ma le qualità terapeutiche di ogni pianta. Nel manoscritto, Walahfrid narra del suo orticello disposto davanti alla cella del convento, si sofferma sulle piante descrivendone le differenti qualità e racconta non solo delle proprie fatiche di giardiniere, ma anche delle gioie che dà l’ambiente monastico e del riacquistato senso di rappacificazione umana col mondo naturale. Ed è proprio questo Hortulus descritto nei dettagli da Strabo che Suor Christa ha ricomposto, in una sezione appositamente dedicata, nell’orto di Santa Maria. Poco distante da esso è posizionato l’”Insektenhotel”, una speciale “casetta” di legno con vari scomparti che ospita gli insetti benefici per la produzione di erbe e ortaggi. Dopo l’Abbazia di Santa Maria, la delegazione di “In cammino” ha raggiunto il Duomo, soffermandosi anche qui per una breve visita.
Come da programma, alle ore 11 ha preso il via, nell’Auditorium maximum der Theologischen Fakultät, il convegno dedicato proprio al “Liber De Cultura Hortorum” e alla figura di Strabo, secondo le diverse declinazioni di letterato, poeta, orticoltore e glossatore medievale, oltre che monaco e abate.
I lavori sono stati aperti dal saluto della Presidente Livia Pomodoro, titolare della Cattedra Unesco “Food Systems for Sustainable Development and Social Inclusion” presso l’Università Statale di Milano, che ha ribadito come tra le finalità di “In cammino” c’è anche la conoscenza diretta e il dialogo con le diverse realtà – storiche, culturali, economiche e religiose – dei Paesi europei toccati dal nostro “viaggio” triennale. Ed è importante essere qui a Fulda: “Una città in cui, malgrado la sua scomparsa materiale, si avverte ancora il respiro spirituale emanato dalla grande Abbazia, che ha visto tra le sue mura la presenza di Walahfrid Strabo e Rabano Mauro, riuscendo a tenere vivi e a tramandare nei secoli i loro insegnamenti. Un sapere che, come per l’Abbazia di San Gallo sul lago di Costanza, città da noi visitata nel novembre 2023, è ancora oggi alla base della cultura umanistica europea”. La Presidente ha, in conclusione del suo discorso, fatto un forte richiamo alla pace e alla “cessazione del crepitio delle armi” in Europa e in ogni parte del mondo, pace che nasce appunto dall’abbattimento delle barriere, dalla reciproca conoscenza e dal dialogo.

Sono poi seguiti i saluti istituzionali di Massimo Darchini, Console Generale d’Italia a Francoforte, che ha recato il saluto dell’Ambasciatore d’Italia a Berlino S. E. Armando Varricchio; del Prof. Dr. Cornelius Roth – Rettore della Facoltà di Teologia di Fulda – che ha recato anche il saluto del Vescovo di Fulda S. E. Monsignor Michael Gerber, non presente per impegni diocesani; e del Dr. Thomas Heiler, Magistrat der Stadt Fulda, Kulturamt, che ha portato il saluto del Borgomastro Dr. Heiko Wingenfeld.
La parola è quindi passata alla Dr. Alessandra Sorbello Staub, Bibliotheksdirektorin Theologische Fakultät di Fulda, la quale – dando il suo benvenuto alla delegazione italiana – ha ricordato come la Biblioteca Teologica sia legata al nome e alle opere di Walahfrid Strabo e di Rabano Mauro, uniche per antichità e nozioni storiche in esse contenute. Si è anche soffermata sulla struttura del Seminario, “il più grande edificio barocco eretto a Fulda dal principe abate von Gravenegg negli anni ’60 del 1600”, che con le sue tre grandi ali va a formare la grande corte del chiostro proprio dietro il Duomo. L’entrata principale della Biblioteca si apre su un delizioso giardino disposto a fianco della Cattedrale.
E’ stata poi la volta del Dr. Gereon Becht-Jördens, storico, filologo, direttore scientifico dell’Istituto Bibliotheca Fuldensis e grande conoscitore dell’opera di Strabo.
“Il termine sostenibilità ha una storia che risale alla fine del XVIII secolo, legata al romanzo di Goethe ‘Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister’ pubblicato nel 1795, e inizialmente “sostenibile” non significava altro che “duraturo” o “resistente” – ha esordito il professore. – A Fulda, in epoca carolingia, sotto il maestro e abate Rabanus Maurus, uno dei più importanti poeti dell’epoca, si formò il monaco e poi abate Walahfrid Strabo del monastero di Reichenau, fondato esattamente 1300 anni fa, nel 724, su un’isola del lago di Costanza. La sua opera più famosa è l’Hortulus, in realtà ‘Sulla cultura del giardino”, un poema didattico sull’orticoltura… Il titolo del poema sul giardino di Walahfrid crea inizialmente l’aspettativa che si tratti di un poema didattico sul lavoro orticolo e sul superamento dei problemi che sorgono in questo campo di attività. Il secondo capitolo, infatti, inizia con la cacciata dell’inverno e l’arrivo della primavera che, con il suo vento leggero e mite da ovest, rende possibile una nuova vita e annuncia l’inizio della stagione della crescita in natura e nel giardino… Come nelle ‘Georgiche’ di Virgilio, il modello classico di poema didattico sull’agricoltura, ci si aspetta che il lavoro venga descritto man mano che l’anno avanza. Ma il percorso dell’anno di giardinaggio non è continuo. I ventitré capitoli successivi sono dedicati ciascuno a una pianta del giardino e, invece di una sequenza temporale, si tratta di una sequenza spaziale che risulta dall’ordine delle posizioni delle singole piante. Il poeta invita così i lettori a fare una passeggiata immaginaria nel suo giardino… Si elogia la bellezza e l’utilità, anche se non si tratta di un giardino ideale, bensì, almeno secondo la finzione, di un giardino esistente, coltivato unicamente dall’io lirico: il poeta-monaco Walahfrid Strabo… 
Con la relazione di Claudio Serafini, Direttore di Organic Cities Network Europe, si sono chiusi i lavori del convegno.
“In questa splendida Biblioteca che per secoli è stata luogo di spiritualità, di trasmissione del sapere e di ricerca – ha affermato Serafini – Goethe è la suggestione che ho scelto per unire oggi il progetto In cammino – Abbazie d’Europa con la città di Fulda.  Il motto scelto dalla presidente Livia Pomodoro per il progetto è infatti una citazione di Goethe: ‘L’Europa è nata pellegrinando’… Il filo rosso del mio intervento consiste nell’interpretazione del termine cultura che compare nel titolo del convegno di oggi, De cultura hortorum, con la parola cura. Parlo inoltre del sottotitolo del convegno: Da Strabo ai giorni nostri. L’ho riformulato in maniera radicale: Strabo e Paolo Pejrone, quest’ultimo è infatti uno dei più grandi architetti di giardini contemporanei, che come Strabo ha sempre messo le mani in terra. Infine esemplificherò con brevi note e citazioni le esperienze De cultura hortorum di tre città europee: Parigi, Firenze, Vienna, che si prendono cura dell’agricoltura, degli orti urbani e dei giardini urbani, proteggendo il clima e la biodiversità delle risorse naturali come l’acqua e il suolo”.

Nel pomeriggio, alle ore 16, il team di “In cammino” ha raggiunto il convento francescano sul Frauenberg. Dalla collinetta del Kloster Frauenberg si gode appieno il panorama di Fulda. Il convento, luogo di punta della spiritualità fuldense, è oggi un centro convegni con un ristorante, un bar e una foresteria gestiti da associazioni e cooperative sociali. Qui, nella Sala del Refettorio, si è svolto il dialogo sulla spiritualità tra il Padre Guardiano Cornelius Bohl ofm e il giornalista Hermann Diel.
“Sono prete e francescano – ha spiegato Padre Cornelius, – sono inoltre nato a Fulda: quindi le due cose sono andate di pari. Infatti la nostra città ha una tradizione cattolica molto forte… Qui i francescani sono da sempre molto apprezzati… Abbiamo in genere gli stessi problemi che la Chiesa vive anche in altre parti del mondo, come per esempio la crisi delle vocazioni e la dimunizione dei fedeli”.
Alla domanda di Diel: “Che cosa significa essere oggi un francescano?”, questa è stata la risposta: “Qualcuno magari mi considera un po’ ‘esotico’. Altri per strada mi domandano: ma lei è autentico? E’ un vero francescano? E poi chiedono: quale ruolo hanno oggi i francescani?… E in molti cercano un dialogo, sia superficiale che profondo. Venire qui al Frauenberg è come scalare una piccola montagna. Di recente abbiamo accolto un gruppo di ragazzi giunti con il bus da vicino Francoforte: due ore e venti di strada per capire la vita che si conduce in un monastero, visto che nella loro zona non ce ne sono… Qui abbiamo creato accoglienza e lavoro: c’è un forno, una sartoria, un progetto inclusivo che fa lavorare oltre cento persone, molte con disabilità. Ecco la vita del Frauenberg”.

La giornata del 9 si è chiusa con il concerto organizzato nella splendida Fürstensaal (Sala dei Principi) del Castello, residenza barocca dei principi abati.
In apertura, l’esibizione degli allievi della Musikschule der Stadt Fulda con un repertorio che ha spaziato dalla musica classica a pezzi di Cardoso e Piazzolla.
Pianoforte, chitarra, sax, clarinetto e tanto virtuosismo da parte di questi ragazzi che hanno suonato davanti a una sala gremita di pubblico.
A seguire lo spettacolo: “Anche voi siete un giardino”, dedicato ai componimenti poetici e musicali di Santa Ildegarda di Bingen. Il recital di Simonetta Solder è stato accompagnato dall’ensemble VocaMe: una performance basata su liriche e musiche del XII secolo composte da Santa Ildegarda.

Si è così concluso il nono appuntamento a Fulda. In attesa, sempre a luglio, della decima tappa nell’Abbazia di Santa Maria a Follina, Treviso!

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